lunedì 26 marzo 2012

Lavoratori

"Non è giusto equiparare lavoratori pubblici e privati perché c'è una sostanziale differenza: i lavoratori pubblici sono assunti mediante concorso mentre i privati per colloquio, presentazione di curriculum o conoscenza. Io volevo fare il professore: ho dedicato tre anni per vincere il concorso, rinunciando a più immediate offerte nel privato".  Così (audio) un ascoltatore di Rai3:  che spocchia! 

Mi par di capire che per quel professore chi vince un concorso pubblico entra nel regno dei beati, conquista una volta per tutte il diritto allo stipendio, alla pensione, alle ferie, a lamentarsi del troppo lavoro e della poca retribuzione. I pubblici dipendenti di ruolo non sono più uomini, ma semidei che possono lavorare o non lavorare, fare bene o male i loro compiti, essere di utilità o danno. Gli altri devono limitarsi a pagar loro stipendio e tasse e non hanno alcun diritto di pretendere che un insegnante sia un bravo insegnante, un magistrato un bravo magistrato: lui ha vinto il concorso e tanto deve bastare. Sarà per questo che abbiamo la migliore giustizia, il miglior sistema scolastico, la più efficiente burocrazia del mondo.


La sostanziale differenza che rende gli italiani non tutti uguali davanti alla legge sta nel fatto che uno viene assunto secondo determinati criteri di selezione e non secondo altri. Ma non è detto che solo nel pubblico si selezionino i migliori: colloquio, curriculum, conoscenze possono permettere di scegliere perfettamente la persona giusta, non capisco perché chi ha vinto un concorso non dovrebbe sottostare alle regole come chi invece è stato assunto perché giudicato competente da persona competente, nel pubblico o nel privato.


Ma anche se così fosse non si può pretendere di essere considerati intoccabili perché si è superato un'esame per quanto difficile: uno non  può pretendere di non essere soggetto al Codice Stradale solo perché ha superato l'esame e ottenuto la patente di guida.




Wikio

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