martedì 26 ottobre 2010

Sovranità

Secondo l'immutabile, perfetta, inemendabile ed eterna Costituzione della Repubblica Italiana:
"Art. 1. ....La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione."
e in una democrazia parlamentare come la nostra può esercitarla solo esprimendo un voto
"Art. 48. Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età."
che in qualche modo serve a formare il Parlamento, al quale spetta sia il potere legislativo in quanto
"Art. 70. La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere."
sia approvare il potere esecutivo, poichè
"Art. 94. Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere."

Ma una volta eletto, qualsiasi sia la legge elettorale vigente,
"Art. 67. Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato." e ha tutto il diritto di infischiarsene altamente di quello che i suoi elettori si aspettavano da lui: al massimo potrà non essere rieletto e doversi accontentare dello stipendio da parlamentare per il periodo necessario a garantirgli una cospicua pensione.

Il popolo ha un altro modo per esercitare la sovranità: il referendum. Bellissima cosa, solo che una volta che il popolo ha espresso il suo pensiero sempre i suoi pseudo rappresentanti trovano il modo di far si che rimanga solo pensiero, un voto augurale.

Il popolo sovrano si è espresso per l'abolizione della sovvenzione ai partiti? Se ne prende atto e la sovvenzione non si chiama più sovvenzione ma "rimborso spese", la sovvenzione non c'è più e le spese rimangono. Spese per le ripetute campagne elettorali e spese per i giornali di partito. Ma non basta: pochi leggono i giornali e molti guardano la TV, i partiti abbisognano di una TV e naturalmente pensano alla TV di Stato, una TV pagata obbligatoriamente da tutti, ad una tassa, al canone RAI che non è una tassa per usufrire dei programmi RAI ma una vera imposta da pagare anche se i programmi RAI ti fanno schifo e non li guardi. Capita anche di doverla pagare due volte perché "marito e moglie che abbiano residenze diverse sono obbligati a pagare canoni separati", pur convivendo indifferentemente nell'una o nell'altra.

Il popolo può quindi esercitare una sovranità limitata e indiretta solo su due dei tre poteri dello stato di diritto: il potere legislativo, il potere esecutivo. Nulla può invece sul terzo potere, il potere giudiziario. In teoria questo dovrebbe essere soggetto alla legge, espressione del potere legislativo. In pratica sembra soggetto solo a se stesso, libero di interpretare la legge - qualsiasi legge - con assoluta discrezionalità, rispondendo delle sue azione o mancanze solo ad una derivazione di se medesimo. Ipocritamente mostra di essere soggetto alla legge che impone l'obbligarietà della'azione penale: si potrebbe pensare che così tutte le azioni penali siano perseguite, che un magistrato sia costretto a rinunciare a sonno e ferie per adempiere al suo dovere ed evadere tutte le pratiche. In realtà alcuni non rinunciano a niente, lamentano mancanza di fondi,
le pratiche si accumulano e scelgono le quelle che più gli convengono, quelle che richiedono meno impegno o danno maggiore pubblicità. È come se l'obbligo di osservare il codice stradale significasse obbligo di osservare solo le norme che ci convengono. Anche in questo campo la sovranità popolare si è espressa per responsabilizzare la categoria: naturalmente il voto referendario è rimasto come sempre soltanto un voto, un auspicio inascoltato. 

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