sabato 12 giugno 2010

La chiavetta

Magari mi sbaglio, ma penso proprio che la colpa sia della chiavetta, la chiavetta USB, la pendrive. Te lo vedi un cronista, cui è stato dato accesso ai faldoni delle intercettazioni, copiarsi a mano in uno sgabuzzino del tribunale migliaia di pagine, milioni di parole per poi leggersele con calma, trarne un sunto (credo impensabile altrimenti) e mandarlo al linotypista? Questo sarebbe successo un tempo, ma poi arrivarono le fotocopiatrici e già andava meglio. Con i nuovi mezzi i faldoni nascono da bit, da dati binari, da 0/1, da cariche elettriche +/-, facilmente memorizzabili, facilmente trasferibili in supporti sempre più capienti e sempre meno ingombranti. Oggi in una chiavetta ci sta tutto, il risultato di mesi, anni di intercettazioni su vasta scala (beh, forse no: la necesssità di intercettare sembra non avere limiti): basta inserirla per poco tempo nel computer giusto e si ha tutto in mano e tutto immediatamente stampabile. Solo il costo della carta forse obbliga ad un lavoro di taglia-incolla o forse un senso di pietà verso i lettori meno appassionati delle privatezze altrui.

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